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Escherichia coli nell’acqua: dove trovare e come eliminare il batterio

Quando si parla di potabilità dell’acqua è comune pensare ad Escherichia Coli e ad altri batteri indicatori che ne determinano la purezza e la fruibilità.

L’acqua, infatti, per essere considerata potabile, deve necessariamente rispettare una serie di parametri stabiliti dalla normativa vigente.

L’acqua che beviamo può essere contaminata da Escherichia Coli, un batterio coliforme pericoloso per la salute

Leggi il nostro approfondimento e scopri subito come trovarlo e come eliminarlo!

 

I batteri indicatori: cosa sono?

 

I batteri indicatori sono dunque importanti per determinare la potabilità dell’acqua.

Infatti, la loro presenza nei bacini idrici può rappresentare un vero pericolo per la salute e la sicurezza degli esseri umani, soprattutto laddove presenti in determinate conformazioni e concentrazioni.  

A tal proposito, i sistemi di monitoraggio dell’acqua sanitaria svolgono un ruolo chiave nel controllo dei valori dell'acqua ad uso comune, allertando i gestori di edifici e strutture pubbliche, laddove il sistema idrico risulti in qualche modo compromesso.  

I parametri microbiologici che definiscono un’acqua potabile sono chiamati batteri indicatori, e sono:

  • Escherichia Coli: un batterio gram-negativo naturalmente presente nella flora batterica dell’intestino;
  • batteri coliformi: un gruppo di batteri coliformi in grado di rivelare una contaminazione fecale dell’acqua potabile, non sempre dannosi. Il loro livello di pericolosità dipende dalla concentrazione della loro presenza all’interno del sistema idrico: la normativa vigente prevede che l’ordine di grandezza di 109/g di batteri nell’acqua sia sintomo di inquinamento;
  • enterococchi: si tratta di una famiglia di batteri largamente e frequentemente presenti in natura e nel materiale fecale dei vertebrati, uomo compreso.

 

Escherichia Coli: cos’è?

 

Si tratta di un batterio gram-negativo che generalmente si trova all’interno della flora batterica del nostro intestino, facente parte del microbiota e che sopravvive grazie all’organismo che lo ospita, svolgendo anche una funzione specifica: è infatti coinvolto, insieme alla dieta,  nella produzione di vitamina K

Nonostante la maggior parte dei ceppi di Escherichia Coli sia innocua, ne esistono alcuni pericolosi per la salute umana, con conseguenze di diverse entità e gravità. 

 

Escherichia Coli: quando rappresenta un pericolo?

 

La presenza di questo particolare batterio indica un recente inquinamento fecale, determinato da una inadeguata disinfezione o ad una mancanza di integrità del sistema idrico.

I sintomi dell’infezione intestinale da Escherichia Coli sono molto evidenti e più precisamente: dolori addominali, diarrea, vomito, presenza di sangue nelle feci, nausea e, soprattutto nella fase iniziale della contaminazione, febbre

Essi compaiono in un lasso di tempo variabile tra le 12 ore a qualche giorno dopo il contatto con il batterio e possono avere una durata che va dai 4 ai 10 giorni

L’infezione può causare anche cistiti, infezioni alle vie urinarie, fino a reazioni molto gravi tra cui polmoniti e, addirittura, setticemia

Curiosità: I paesi in via di sviluppo possono essere in qualche modo le culle di questo batterio, per via delle condizioni igienico sanitarie precarie a cui la popolazione è costantemente esposta.

Ecco perché il contagio da Escherichia Coli prende anche il nome di Diarrea del Viaggiatore.

 

La normativa di riferimento e le concentrazioni pericolose

 

Le normative a cui fa riferimento il monitoraggio di Escherichia Coli sono diverse: secondo il Decreto legislativo n. 31/2001 , il batterio deve essere assente in 100 ml ed in 250 ml per le acque imbottigliate di campione analizzato. 

La pericolosità dei batteri coliformi nell’acqua è allarmante in base alla quantità degli stessi all’interno di un particolare sistema idrico. La normativa vigente afferma che “l’ordine di grandezza di 109/g di batteri coliformi nell’acqua è sintomo di inquinamento”. 

Il limite di Escherichia coli accettato per le acque del mare è invece di 500 UFC/100 m.

Tale presenza può essere legata all'esistenza di scarichi diretti di fognature non depurate oppure scarichi mal depurati o mal disinfettati.

 

Come effettuare le analisi delle acque

 

Esistono due metodi volti ad analizzare in modo dettagliato e preciso la concentrazione di batteri coliformi ed Escherichia Coli nell’acqua: 

  • Metodo MPN, di tipo statistico.
  • Metodo MF che analizza la cristallizzazione di un composto. 

Entrambi, sono metodi di analisi delle acque che devono essere eseguiti da laboratori certificati ed accreditati e servono a garantire che il numero di coliformi non indichi compromissione né inquinamento dell’acqua sanitaria o industriale. 

 

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Analisi acque potabili: la normativa

 

La normativa vigente, ovvero il Decreto Legislativo numero 31 del 2001, detta le direttive ufficiali relative a  tutte le acque destinate all'uso potabile: da quelle utilizzate nel campo dell'industria alimentare a quelle in uso domestico. Le regolamentazioni si occupano di stabilire precisamente limiti e valori massimi in base alle indicazioni dell'Unione Europea e agli orientamenti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

In Italia esistono ulteriori regole che possono essere ancor più restrittive per effetto delle norme che vengono introdotte a livello nazionale dall’Istituto Superiore di Sanità.



Le analisi periodiche: dove effettuarle

 

Si raccomanda di effettuare analisi periodiche delle acque per verificare la presenza o meno di Escherichia Coli oppure altri batteri indicatori.

Affidarsi ad un laboratorio certificato è fondamentale e, a tal proposito, New Eco, per migliorare la qualità del suo servizio di analisi acque potabili, è sempre attenta ad eventuali variazioni del quadro normativo, garantendo al cliente un servizio sempre aggiornato in base alle dinamiche in evoluzione.

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